In Calabria la Fase 2 inizia male: qualcuno fermi Jole Santelli

santelli che tempo che fadi Pasquale Romano - Se è risaputo che "chi ben comincia è a metà dell'opera", non si hanno le stesse certezze di come andrà a finire per chi parte con il piede sbagliato. La Fase 2 per la Calabria inizia male, con la Santelli presentatasi nella trasmissione televisiva di Rai 2 condotta da Fabio Fazio 'Che tempo che fa' per realizzare il più clamoroso degli autogol.

La Governatrice, alla domanda posta dal conduttore sull'utilizzo o meno obbligatorio delle mascherine, rispondeva "Non ho messo l'obbligo perché semplicemente penso che, se metto l'obbligo, devo essere in grado di dare gratuitamente le mascherine a tutti". Una comunicazione che lascerebbe stupiti a prescindere, considerato che iniziare la Fase 2 facendo intuire ai cittadini che si può allegramente uscire di casa come se nulla fosse sarebbe come lanciare un boomerang e bendarsi nell'attesa di capire dove e quando tornerà.

Lo stupore aumenta notevolmente leggendo l'ordinanza 29/2020, emanata dalla stessa presidente della Regione Calabria, che recita "È fatto obbligo a tutte le persone che si spostino o giungano all'interno del territorio regionale per attività consentite e autocertificate, di utilizzare la mascherina o,in alternativa, qualunque altro indumento a copertura di naso e bocca".

Se c'è una cosa che l'emergenza Covid-19 ci ha (purtroppo) insegnato, è che i politici italiani piuttosto diffusamente hanno imparato a ingarbugliarsi in piroette, capriole e 'auto-contraddittori'. Una nuova legge della fisica ammirata troppo spesso. "Ad una certa dichiarazione o ordinanza emanata, corrisponde un'azione uguale e contraria". Volendo credere ad un lapsus figlio della confusione e delle innumerevoli comparsate televisive degli ultimi giorni, la speranza è che la Santelli al più presto comunichi quale delle due versioni di sè stessa è quella a cui i cittadini devono prestare ascolto.

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La Calabria ha affrontato la Fase 1 in modo egregio, e i numeri ne sono la plastica testimonianza. Diffusione del virus tra le più basse d'Italia, gestione dell'emergenza sanitaria (settore ridotto a brandelli dalle nostre parti) da applausi, scelte forti e di precauzione del governo regionale che hanno fatto il paio con la civiltà e il senso del dovere dei calabresi.

Bene, bravi, ma manca il bis. Il balletto sulla celeberrima ordinanza 'dei tavolini' ha fatto intuire che il vento stava iniziando a cambiare. Non più scelte logiche e ponderate, ma decisioni che sembrano scaturire da ragionamenti di tipo politico e che hanno presto portato ad un francamente evitabile botta e risposta con il governo nazionale e i sindaci, in particolare Giuseppe Falcomatà.

Se esiste un elemento pericoloso quanto il Covid-19, è la confusione. I cittadini hanno bisogno vitale di sapere cosa fare, come e quando farlo. Meritano il rispetto e la fiducia da parte delle istituzioni, a partire dall'amministrazione comunale e a finire al Governo nazionale. Il 4 maggio è l'alba di un nuovo giorno per la Calabria, giorno che può rappresentare la ripartenza del tessuto socio-economico del nostro territorio o l'inizio di un cammino a ritroso, rischio che non possiamo assolutamente correre. Mai come in questa occasione, il bivio è figlio delle nostre scelte, che si tratti di singoli cittadini o amministratori locali e regionali. La speranza è che la Governatrice della Calabria possa presto tornare prudente e razionale, come successo sino a pochi giorni fa. Questo non significa accettare passivamente ogni scelta del Governo o far rimanere la Calabria immobile a lungo, ma soltanto proseguire con cautela e in modo graduale nel percorso di ritorno alla normalità. Sia sociale che riferito alle aziende e attività commerciali calabresi.

P.S. A proposito del Governo e dell'ordinanza che la Santelli non vuol sapere di ritirare (avendolo dichiarato e ribadito in tutti i canali visibili in chiaro nel palinsesto televisivo italiano) si attende, e sarebbe ora, un segnale di vita proveniente da Roma. Segnale concreto e che non si fermi alle parole del ministro Boccia, ma che prediliga i fatti. Merce sempre più rara nella politica odierna.