Emergenza Coronavirus e disabilità, un genitore scrive al Governo: “La didattica a distanza è un fallimento”

Scuolanuova 2 500Riceviamo e pubblichiamo:

La lettera inviata al Presidente della Repubblica, al Premier, al Ministro dell'Istruzione e a tutti gli Enti locali da Daniela Rossi, madre di un'adolescente speciale e professionista del territorio che vive le difficoltà familiari derivanti dall'emergenza sanitaria e dalla chiusura degli istituti scolastici.

"Quello che sta accadendo è molto grave. Il distanziamento sociale e l'emergenza sanitaria hanno sicuramente messo alla prova le famiglie, i ragazzi e i bambini, ma ancora di più chi soffre di marginalità ed è un soggetto già fragile. La battaglia per una vera inclusione per i bambini, per i ragazzi e poi per gli adulti con disabilità inizia dalla diagnosi e dura per tutta la vita anche "dopo di noi".

La pandemia arrivata improvvisamente ha ulteriormente peggiorato la qualità di vita dei nostri figli speciali, mettendo in discussione anni di terapie e di interventi per migliorare le problematiche comportamentali, le autonomie personali e la gestione delle proprie emozioni.

Improvvisamente con le scuole chiuse, abbiamo dovuto spiegare ai nostri figli che non era più possibile andare a scuola e quindi rivedere i professori e le assistenti e quindi cambiare la loro quotidianità, la metodica a cui faticosamente li abbiamo abituati facendo un "lavoro" su di loro e su noi stessi.

Ma quello che è successo non si poteva prevedere, è un evento eccezionale e noi cittadini siamo stati chiamati, tutti, a reagire e comportarci allo stesso modo, distanziandoci.

Non mi spaventa il distanziamento sociale perché, di fatto, la mia famiglia forzatamente lo pratica da tanti anni. Mi spaventa invece, non riuscire a dare a mia figlia tutte le possibilità che ci sono per migliorare e trovare una sua autonomia. Non voglio rinunciare a credere che ci possono essere delle possibilità anche per lei. È pur vero che il Governo ha cercato di trovare un'alternativa alla chiusura delle scuole (didattica a distanza), alla non possibilità di recarsi sui luoghi di lavoro (Smart working) ecc. All'interno della nota del 17 marzo del MIUR si legge chiaramente che anche per gli alunni con disabilità l'attività didattica non si doveva interrompere perché bisognava, per quanto possibile, continuare il processo di inclusione. Quindi i docenti di sostegno dovevano mantenere l'interazione a distanza con i propri alunni e, nello specifico, per gli alunni con disabilità cognitiva gli interventi andavano progettati, sulla base di una disamina congiunta (docente-famiglia) delle variabilità e specificità caratterizzanti ciascuna situazione.

Anche questo aspetto è stato poco esplorato. Per tanti ragazzi e ragazze con disabilità cognitivo-comportamentale la didattica a distanza in questi due mesi è fallita. A volte ci si sforza di rispettare l'apparenza e le direttive e poco si cerca di capirne la sostanza, leggere tra le righe, inventarsi una strategia di condivisione.

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"Ancora una volta si delega tutto ai genitori che, in situazioni come queste, devono essere insegnanti, psicologi, operatori, tecnici della riabilitazione, compagni di scuola, educatori e ....... genitori.  Sono passati due mesi, due "duri" mesi.

Adesso si comincia a parlare di fase 2: ma le scuole non riapriranno, i centri per poter fare riabilitazione e laboratori di socialità non saranno autorizzati se non in casi particolarmente gravi e con regole rigidissime che tanti dei nostri figli non potranno rispettare. Capiamo che non è possibile far altrimenti ma: noi che faremo? I nostri figli che faranno tutti questi mesi almeno 4/5 fino all'autunno prossimo? Non ne parla nessuno, non ne parla nessuno seriamente. Ancora una volta. In questa Provincia l'ASP è totalmente assente, la Regione non dà risposte, il Governo non ha inserito nemmeno un esperto del settore (neuropsichiatra, psicologo, un esperto della FISH a livello nazionale o di qualcuno che segue da vicino queste problematiche) nel gruppo strategico per avviare la fase 2 della pandemia ed eventualmente per come uscirne. Abbiamo bisogno di capire cosa si può fare e dobbiamo capirlo assieme".

Daniela Rossi